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Considerazioni personali sulla relazione del 25 aprile 2024 a Verbania

La commemorazione del 79esimo anniversario della Liberazione d’Italia, celebrata a Verbania il 25 aprile 2024, ha offerto l’opportunità di riflettere su temi di grande importanza storica e sociale. L’invito ad Insubrica Historica a tenere la relazione ufficiale, da parte dell’ANPI

La commemorazione del 79esimo anniversario della Liberazione d’Italia, celebrata a Verbania il 25 aprile 2024, ha offerto l’opportunità di riflettere su temi di grande importanza storica e sociale. L’invito ad Insubrica Historica a tenere la relazione ufficiale, da parte dell’ANPI Verbania, rappresenta un segnale significativo di volontà e disponibilità di dialogo costruttivo.

L’apertura mentale di ANPI
È molto significativo di come nell’ambito delle discussioni e controversie recenti riguardanti a chi appartiene il 25 aprile, venga invitato uno “straniero elvetico” a tenere una relazione ufficiale. L’invito mi è pervenuto mesi orsono. Personalmente lo interpreto come una dimostrazione di come vi sia, proprio da parte di ANPI di una significativa apertura mentale. La capacità di affrontare il discorso Resistenza in maniera trasperente. È un lavoro che da anni viene fatto anche con la Casa della Resistenza di Fondotoce, e che grazie a persone come GIanmaria Ottolini e Andrea Pozzetta è anche da anni molto concreto. L’analisi presentata durante la commemorazione ha posto l’accento su diversi aspetti cruciali. Innanzitutto, è stata sottolineata l’importanza di un approccio storiografico aperto e inclusivo, capace di cogliere la complessità degli eventi e di valorizzare le diverse voci e testimonianze. In tal senso, l’invito a uno “straniero” a tenere la relazione rappresenta un esempio concreto di questa apertura verso una narrazione plurale e olistica della storia.
Sangue chiama Sangue
Il secondo aspetto centrale ha riguardato la tragica vicenda dei crimini fascisti (e tedeschi per il biennio 1943-1945) in Ossola e Verbano tra il 1924 e il 1945. La violenza e le sopraffazioni perpetrate dal regime fascista hanno causato un bilancio umano immenso, con migliaia di vittime tra civili e partigiani. È fondamentale ricordare questi eventi con consapevolezza e rigore storico, senza cadere in facili semplificazioni o omissioni.

Immagine della fucilazione di 15 partigiani a Finero, alla sommità della Valle Cannobina nel giugno 1944. In primo piano ufficiali tedeschi della Zollgrenzschutz e SS-Polizei.

79+21=100. Ovvero se si aggiunge al 79esimo anniversario del 25 aprile 2024, 21 anni, e ci si riporta indietro di 100 anni, si arriva nel periodo 1924. Un periodo di violenza, di abusi e soprusi. Tutti commessi da un movimento fascista ai suoi albori. In questo periodo vi sono uccisioni arbitrarie, persone spinte al confino, o costrette a scappare in Svizzera. È in questo periodo che i primi corpi vengono gettati di notte attaccati a pietre nel Verbano. Dopo 20 anni il 25 luglio 1943 vi è la deposizione di Mussolini, nonostante la violenza del fascismo non vi sono reazioni contro i fascisti. Ancor meno durante il periodo della Zona Libera Ossolana, dove a Drugno (Valle Vigezzo) vi sono imprigionati 300 fascisti, i quali sopravvivono indenni una Repubblica Partigiana. Il tutto cambia con il periodo post 25 aprile 1945. Un periodo che abbiamo definito “radiose giornate” in un discusso quanto importante contributo su questo Blog. Ebbene vi sono fascisti – o presunti tali – che vengono eliminati a guerra terminata, l’analisi della loro identità prova come fossero in maggior parte diretti responsabili di crimini e azioni contro la popolazione.

Monumento ai caduti in Ossola durante il periodo 1943-1945 a Fondotoce, presso la Casa della Resistenza.

Il bilancio dei morti in Ossola e Verbano parla chiaro: almeno 1000 civili e partigiani uccisi nella regione, almeno 400 persone deportate nei campi di lavoro del Reich, dei quali solo la metà farà ritorno. E quelli che ritornano, lo fanno in condizioni fisiche e psicologiche pessime. I fascisti uccisi nei 20 mesi dei fatti Ossolani-Verbano sono circa 600. 300 vengono uccisi durante le Guerra Civile, mentre l’altra metà dopo il 25 aprile. In questo assurdo calcolo matematico, abbiamo anche i tedeschi. Che a differenza della storiografia resistenziale, sono ancor meno quelli uccisi in Ossola-Verbano, al massimo 100 soldati tedeschi in 20 mesi. Quindi il bilancio umano parla chiaramente di un sacrificio della popolazione civile e delle Resistenza. Un aspetto primordiale che non bisogna mai dimenticare, e il 25 aprile serve anche per questo.
La storia come un dado a sei facce
La riflessione si è poi soffermata sulla necessità di una visione sfaccettata della Resistenza. Lungi dall’essere un movimento monolitico, la Resistenza in Ossola e Verbano ha inglobato realtà diverse, con motivazioni, ideologie e azioni non sempre univoche. Comprendere questa complessità è essenziale per una ricostruzione storica completa e per valorizzare il contributo di tutti coloro che hanno combattuto per la libertà.

Stele per il confine della Zona Libera Ossola presso Cannero (Lago Maggiore).

È necessario dopo 79 anni guardare gli avvenimenti del 1943-1945 come fossero della faccie di un dado. Per capire il numero complessivo, si è costretti girare il dado, a guardarlo da tutte le sue facettature. È un processo difficile, dato che richiede il confrontarsi con aspetti che non sono sempre ovvi. Anche la Resistenza ha avuto le faccie, per troppo tempo erroneamente omogeneizzate. Abbiamo (grandi) differenze nelle varie formazioni partigiane, e gli stessi giovani che scappano in Val Grande nel giugno 1944, prima del grande rastrellamento tedesco-fascista non sono tutti partigiani. Dopo 79 anni è imperativo capire che vi sono in questi giovani: disertori alla leva, idealisti e oppositori al regime, giovani che non volevano finire nei campi di lavoro tedeschi, giovani traumatizzati e anche disertori (e spie) fascisti. Solo studiando tutti questi aspetti si puo arrivare a capire il fenomeno della Resistenza in maniera integrale.
La memoria presente
Infine, è stato ribadito il valore della memoria e del suo ruolo nel costruire un futuro consapevole. Le iniziative come il Percorso della Speranza, promosse da Insubrica Historica con il sostegno del Comune di Intra (ma anche di Cannobio, Brissago e Ascona), rappresentano esempi virtuosi di come la memoria possa essere tradotta in azioni concrete di sensibilizzazione e di educazione.

Logo del Percorso della Speranza, un’iniziativa della Fondazione Monte Verità ed Insubrica Historica.

È importante perseverare nella memoria di quanto successe nei venti mesi del 1943-1945. Insubrica Historica anche con il prezioso aiuto del Municiipio di Intra, in particolare la sindaca Silvia Marchionini, lo ha fatto in maniera tangibile. Dall’ottobre 2023 con l’inestimabie contributo della Fondazione Monte Verità, abbiamo creato il Percorso della Speranza. Il quale riscontra un ampio successo, allargandosi sempre più. Il 14 giugno 2024 avremo con il Gruppo per la Memoria a Brissago 1943-1945, la posa di quattro pietre d’inciampo a Brissago e due nuove stazioni in questo percorso.

Parte del percorso “Trekking del Contrabbandiere” proposto da Insubrica Historica e che ripercorre la memoria del contrabbando di persone e merci nel territorio di confine di Brissago e Cannobio (Lago Maggiore).

Per terminare ringrazio vivamente Flavio Maglio per avermi invitato come relatore ufficiale a questa giornata. La commemorazione del 25 aprile a Verbania ha offerto un’occasione preziosa per riflettere su temi di grande attualità. La memoria del passato, nutrita da una ricerca storica rigorosa e aperta al dialogo, è indispensabile per costruire un futuro basato sulla giustizia, sulla libertà e sulla comprensione reciproca.

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